AltaVista, il Search Engine Veloce Prima di Google

Oggi, per tantissimi utenti della Rete, le parole ‘motore di ricerca’ e ‘Google’ sono praticamente sinonimi. In realtà, i moderni motori di ricerca sono figli di innovazioni e caratteristiche studiate agli albori di Internet, da realtà che potremmo oggi considerare dei veri pionieri del Web. Uno degli storici precursori dei moderni motori di ricerca è AltaVista, un Search Engine che introdusse per la prima volta alcuni concetti rivoluzionari nell’indicizzazione, nella ricerca e nella navigazione su Internet.

Che cos’è AltaVista?

Il motore di ricerca AltaVista nasceva ufficialmente nel 1995 come sottodominio di digital.it, la sua compagnia madre. Il suo nome deriva da ‘Palo Alto’, la località californiana nella quale Digital aveva sede, nel cuore della Silicon Valley. Nonostante il grande successo di pubblico, il progetto non era concepito per affrontare un mercato ancora sostanzialmente vergine, che da lì a poco sarebbe letteralmente esploso. Lo sviluppo di un motore di ricerca faceva infatti parte della realizzazione, da parte di Digital, dell’AlphaServer 8400, un supercomputer con capacità di calcolo e ricerca estremamente avanzate. 

Il motore di ricerca AltaVista avrebbe quindi permesso di sfruttare le potenzialità della nuova tecnologia e di testarla su un database enorme, come quello della Rete. Il fulcro del motore di ricerca era il suo crawler Scooter, sviluppato dall’informatico e ricercatore Louis Monier. Nell’agosto 1995, qualche mese prima del rilascio ufficiale al pubblico, Scooter aveva scansionato circa 10 milioni di pagine web. 

Altavista Search

I punti di forza e l’immediato successo

Il primo punto di forza di AltaVista, fu sicuramente la sua capacità di scansione che, improvvisamente, permise agli utenti del Web di visitare un grande numero di nuove pagine e l’accesso a contenuti di qualità migliore. Per capire con più precisione la potenza del nuovo search engine, basta paragonare il numero delle sue URL indicizzate con quello dei suoi concorrenti: il “super-spider” di AltaVista era in grado di offrire all’utente oltre dieci volte il numero di pagine degli altri motori di ricerca dell’epoca. 

Le prestazioni di AltaVista portarono i visitatori a crescere dai 300.000 utenti nel day-one, agli 80 milioni giornalieri nel 1997, dopo soli due anni dal lancio. Nonostante l’incredibile successo, Digital non fu probabilmente in grado di cogliere appieno le potenzialità della sua nuova creazione e continuò a considerare AltaVista come un utile strumento di test e marketing per i suoi supercomputer, piuttosto che un vero e proprio servizio per i navigatori della Rete.

Insieme alla maggiore quantità delle pagine disponibili, gli utenti del nuovo search engine potevano godere di una migliore qualità delle pagine indicizzate. L’algoritmo sfruttava infatti due caratteristiche, oggi ampiamente diffuse ma, ai tempi, rivoluzionarie:

  • Filtraggio delle pagine duplicate. La presenza di contenuti e pagine duplicate sul web è una criticità con la quale si confrontano, anche oggi, Google, Bing e i motori di ricerca più popolari. Non si tratta di una novità: molto prima che Google introducesse le penalizzazioni per il plagio dei contenuti, gli ingegneri di Digital avevano programmato l’algoritmo di AltaVista in modo da permettere al motore di ricerca di filtrare l’enorme quantità di pagine duplicate e offrire all’utente una migliore varietà di contenuti e, quindi, una migliore esperienza.
  • Comprensione delle query naturali. Da tempo l’ottimizzazione SEO dei siti web segue il trend della ricerca semantica. In sostanza, la SEO semantica consiste nell’ottimizzare i propri contenuti non soltanto per le singole keyword di ricerca dell’utente, ma per cluster di query tematici e correlati al topic che la pagina stessa approfondisce. Si tratta di una strategia che cavalca un trend che Google e i motori di ricerca più popolari portano avanti da diversi anni. In realtà, il primo input in questo senso è stato dato proprio da AltaVista, molto prima che Google nascesse! Il motore di ricerca di Digital era infatti in grado di riconoscere pattern di ricerca informativi e domande. Una capacità di analisi delle query che gli consentiva di offrire risultati migliori rispetto a tutti gli altri competitor.

Altre caratteristiche che rendevano AltaVista un motore di ricerca innovativo e pionieristico erano la possibilità di utilizzare operatori booleani nella ricerca, e la disponibilità di visualizzare, tra i risultati, contenuti multimediali. AltaVista permetteva infatti di cercare sul web contenuti video e immagini, una funzione allora rivoluzionaria, e che oggi viene percepita come assolutamente basilare. 

Fu inoltre il primo motore di ricerca che si basava su un database di pagine e date completamente interno. I search engine precedenti, al contrario, dovevano dipendere da liste di URL esterne e directory di pagine compilate da fonti terze. Il lavoro degli sviluppatori Digital fu pionieristico anche per quanto riguarda la ricerca multilingua, grazie alla scelta di lanciare siti mirror in Malesia e Spagna, e alla creazione di Babel Fish, il primo traduttore interamente online.

Babelfish

Altavista e il primo traduttore web: da Babel Fish a Bing Translator

Uno dei primati più importanti del motore di ricerca fu quello di aver creato e offerto agli utenti, nel 1997, il primo traduttore multilingua online, Babel Fish. Inizialmente, il motore di traduzione era in grado di offrire localizzazioni incrociate tra più di 10 lingue. Babel Fish venne utilizzato anche per poter tradurre integralmente le pagine web scansionate e offerte agli utenti, un servizio rivoluzionario introdotto per la prima volta proprio da AltaVista. 

Il dominio del servizio di traduzione rimase lo storico babelfish.altavista.com fino al Maggio del 2008. Yahoo lo integrò poi completamente con il suo dominio e, in seguito, venne unito all’odierno traduttore di Bing.

Che fine ha fatto il motore di ricerca altavista?

Il calo della popolarità di AltaVista che portò poi alla chiusura del motore di ricerca iniziò molto probabilmente con l’acquisizione del gruppo Digital da parte di Compaq nel 1998. L’ingresso di Compaq ne condizionò pesantemente le scelte strategiche e lo sviluppo negli anni a cavallo del terzo millennio, un periodo assolutamente critico per l’evoluzione del Web. Con l’acquisizione, AltaVista sviluppò infatti un homepage più simile a quella dei suoi concorrenti, meno incentrata sulla semplice ricerca web, e ricca di informazioni aggiuntive. 

Questa strategia, focalizzata sul tipo di servizi che offrivano i competitor piuttosto che sulla ricerca, espose AltaVista alla competizione su due fronti: da un lato veniva meno la diversificazione del portale, che rinunciava all’approccio ‘minimal’ e diventava sempre più simile ai search engine concorrenti. Dall’altro, c’era la perdita del primato delle pagine di ricerca indicizzate: agli inizi del nuovo millennio, il numero di pagine indicizzate su Google superò quello di AltaVista. Il valore del marchio subì le conseguenze del sorpasso e, nel 2003, AltaVista fu acquistata da Overture per soli 140 milioni di dollari. 
 

Nel luglio dello stesso anno Overture fu a sua volta acquistata da Yahoo, che negli anni successivi integrò nel suo motore di ricerca la tecnologia sviluppata da AltaVista, in particolare quella relativa alla traduzione online di Babel Fish. Il marchio è stato chiuso ufficialmente solo nel 2013. 

Nonostante la poca fortuna commerciale, AltaVista è oggi un tassello fondamentale per comprendere l’evoluzione dei motori di ricerca e del Web. La storia di questo motore di ricerca innovativo dimostra, ancora una volta, come il mondo di Internet sia in costante evoluzione: un contesto dove anche le realtà più innovative, senza una visione strategica vincente e una buona capacità di adattarsi alle nuove sfide, possono fallire.

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